mercoledì 16 novembre 2011

YARDBIRDS, THE

Gli Yardbirds sono passati alla storia come il gruppo che ha fatto da trampolino di lancio per le carriere dei tre più famosi chitarristi inglesi degli anni sessanta: Eric Clapton, Jeff Beck e Jimmy Page. In realtà la loro influenza sulla musica rock non si limita solo a questo aspetto puramente statistico ma è di fondamentale importanza per la sviluppo e la formalizzazione di almeno due generi peculiari di quel decennio: il rock pesante e quello psichedelico.
Il fulcro embrionale della band nasce a cavallo tra il ’62 e il ’63 attorno alla formazione composta da Paul Samwell-Smith al basso, Chris Dreja alla chitarra, Keith Relf alla voce e Jim McCarty alla batteria. Al quartetto presto si aggiunge alla chitarra solista il giovane Eric Clapton. L’inizio carriera degli Yardbirds è una diretta conseguenza del successo dei Rolling Stones. È infatti al Crawdaddy Club, storico locale londinese che ha da poco tempo dato celebrità a Jagger e soci, che gli Yardbirds iniziano a calcare le scene. Come per gli Stones il loro stile è un intreccio di elettrico rhythm & blues americano e elementi personali. La differenza tra i precedenti occupanti di quel palcoscenico si ritrova nel diverso approccio interpretativo dei brani. Dove gli Stones portavano una loro visione spogliata e minimalista dei brani in repertorio, gli Yardbirds elevano i loro concerti a degli happening ante litteram prolungando l'esecuzione dei pezzi in repertorio con lunghi assoli strumentali e potenziando l’impatto sonoro creando quello che da quel momento in poi verrà definito col termine di rave up: lunghe divagazioni soniche che si concludono in distruttivi epiloghi che destrutturano completamente il brano originale. Come capitato alle pietre anche loro sono presto notati dall’impresario del locale, Giorgio Gomelsky, che procurerà al gruppo un contratto con la Columbia e farà pubblicare il loro primo album: il live Five Live Yardbirds, disco che rappresenta a pieno la potenza sonora del quintetto.
La carriera in studio prende il via nella seconda metà del ’64 con il singolo “I Wish You Would”, una cover di Billy Boy Arnold che, pur lasciando da parte il caratteristico rave up concertistico, non si risparmia in distruttività nella parte conclusiva. Il brano sarà seguito dal passaggio interlocutorio di “Good Morning, Little School Girl”, canzone di secondo piano salvata solamente da un ottimo assolo volutamente fuori contesto eseguito da Clapton. Lo sperato successo di classifica si presenta con la pubblicazione del terzo singolo, il brano che rimarrà più celebre nella loro carriera: “For Your Love”. La canzone, composta da Graham Gouldman come gli immediatamente successivi due singoli, è un compromesso con la casa discografica, all’ascolto pare di sentire un'altra band suonare e, escludendo i celebri cambi di registro tra strofe e ritornelli, il brano più che un passo in altre direzioni musicali viene visto dai puristi sostenitori del gruppo come un tradimento. A questi ultimi si accoda lo stesso Clapton il quale, sempre più interessato ad una sua visione di rimodernamento del blues americano, abbandona il gruppo dopo breve tempo per unirsi ai Bluesbreakers di John Mayall prima e successivamente per formare Cream. Il materiale registrato fino a quel momento viene pubblicato su Lp negli USA con una raccolta dal titolo For Your Love.

Dopo aver pensato a Jimmy Page come sostituto, al tempo session man per molti gruppi inglesi, la band viene consigliata dallo stesso chitarrista sulla scelta dell’amico Jeff Beck. Questa è la svolta che fa elevare gli Yardbirds tra i gruppi fondamentali della scena rock inglese anni sessanta. La visione completamente nuova nell’uso della chitarra di Beck porta lo strumento ad un nuovo livello evolutivo attraverso le sue sperimentazioni con feedback e distorsioni di ogni sorta: con l’avvento di Jeff Beck nasce il chitarrista hard rock. Senza le sue visioni sonore le canzoni della band sarebbero state ben altra cosa. A prova di questo è il primo singolo pubblicato dalla nuova formazione, “Evil Hearted You”, al cui ritmo acustico da ballata spiritica viene sovrapposta una martellante distorsione e un fulminante assolo per slide guitar. Ancora più a fondo in questa ricerca sonora è “Heart Full Of Soul” dove l’intro di chitarra simula un sitar elettrificato. A coronamento di questo periodo viene pubblicato per il mercato americano il disco Havin’ A Rave Up With The Yardbirds. Disco ibrido, che si divide tra una prima facciata contenente i singoli del ’65 e la seconda con estratti da Five Live Yardbirds, è un disco fondamentale per l’epoca e imprescindibile per comprendere la nascita di tutto il movimento hard rock. Nell’album oltre ai due già citati 45 giri sono presenti: “Mr. You’re A Better Man Than I” con un andamento decadente e un assolo che anticipa i migliori Cream, “Still I’m Sad” che incorpora in un arrangiamento degno delle sperimentazioni western di Ennio Morricone parti vocali di stile gregoriano, e soprattutto “I’m A Man” e “ Train Kept A-Rollin'” (cover di Bo Diddley e Tiny Bradshaw) la prima con il celeberrimo rave up finale e la seconda con un andamento da panzer a pieni giri che canonizza già nel ’65 l’hard rock di fine decennio.
              
    1966. YARDBIRDS

   

Pur essendo stati tra i primi gruppi della così detta british invasion gli Yardbirds si ritrovano al 1966 senza ancora un album ufficiale all’attivo. Anticipato dalla marcia psicotica di “Shapes Of Things” d’inizio anno, il vuoto viene colmato a luglio dal disco omonimo, di consuetudine chiamato Roger The Engineer in riferimento alla caricatura del tecnico del suono posta in copertina. L’album è uno dei primi esempi psichedelici nel rock inglese, ma al contrario di pubblicazioni coeve non indulge in barocchismi strumentali esotici ma gioca tutte le sue carte nel proprio minimalismo. Il senso straniante e la spinta in più sono dati nella quasi totalità dei brani dalla chitarra di Beck ormai diventata primario impulso sonoro all’interno della band che spesso sembra lavorare per contrappunto rispetto agli altri strumenti. Le intuizioni di “Heart Full Of Soul” vengono portate all’estremo nel singolo portante “Over Under Sideways Down” dove un classico boogie è incastonato in un distorto riff di vena orientale, mentre in “He’s Always There”il chitarrista riesce ad inasprire l’inaspribile filtro fuzz. Tutto l’album è un manuale sull’utilizzo del feedback: portato all’infinito in “Lost Women” e “The Nazz Are Blue”, reso epico in “I Can’t Make Your Way” ogni nota della sua chitarra (“Jeff’s Boogie”) lascia intuire quanto Beck sia su un altro pianeta rispetto agli altri chitarristi del periodo. A condire il tutto di maggiore alone protopsichedelico troviamo i commiati medievalisti di “Farewell” e “Ever Since The World Began” e il viaggio sulle giostre mentali di “Hot House Of Omagararshid”.
         Poco dopo la pubblicazione dell’album omonimo Paul Samwell-Smith lascia il gruppo per cimentarsi nella produzione. Il posto vacante viene ricoperto finalmente da Jimmy Page che in un primo momento sarà il nuovo bassista e successivamente, date le sue qualità, si sostituirà con Chris Dreja per suonare la seconda chitarra. Questo periodo di sovrapposizione tra le chitarre di Page e Beck sarà molto breve ma rilevante a livello di evoluzione sonora. Le uniche due produzioni lasciateci da questa line up sono “Stroll On” (una potentissima rivisitazione di “Train Kept-A Rollin'” per il film Blow Up di Michelangelo Antonioni, suonata dalla band stessa nella celebre sequenza del concerto), e soprattutto l’innovativa “Happenings Ten Years Time Ago” dove la sinergia tra i musicisti e la ferocia interpretativa creano quella che può essere definita una versione embrionale delle potenzialità distruttive dei Led Zeppelin.

          Da questa pubblicazione Jeff Beck abbandona il gruppo per dedicarsi a progetti personali tra cui la formazione di un’altra band. Senza la sua guida e con il gruppo diviso idealisticamente in due fazioni con Page interessato a suoni hard blues nella vena di Cream e The Jimi Hendrix Experience e i restanti membri concentrati in ricerche folk e classicheggianti la band risente nella qualità delle registrazioni e sui favori del pubblico. Il secondo album Little Games del 1967, anche con demerito dell’insuccesso ricevuto dalla titletrack “Little Games” su singolo (una banale pop song), non sarà neppure pubblicato in patria. Spinti da questi fiaschi gli Yardbirds cominciano a sperimentare in sede live nei tour del ’68. E' da questo momento di crisi che inizia ad avviarsi il percorso di mutazione da Yardbirds e Zeppelin. La dilatazione musicale viene portata al livello dei Cream e quella timbrica potenziata a dismisura. Da queste nuove formule compositive nasce un brano che verrà pienamente sviluppato in seguito dal titolo “Dazed And Confused”. Dal periodo di stallo commerciale la band esce con le ossa rotte ed in continua disgregazione: uno ad uno i componenti del gruppo rassegneranno le dimissioni per seguire le proprie ispirazioni. Gli Yardbirds, ora in mano al solo Page, nel giro di brevissimo tempo rinasceranno come New Yardbirds con l’inserimento di John Paul Jones al basso (che aveva già imbracciato lo strumento in “Happenings Ten Years Time Ago”), Robert Plant alla voce e John Bonham alla batteria per poi tramutare il loro nome in Led Zeppelin.   

 
DISCOGRAFIA UK



Lp:
1966 – Yardbirds [****]














Singoli / Ep:
I Wish You Would – 1964
Good Morning, Little School Girl – 1964
For Your Love – 1965
Heart Full Of Soul – 1965
Five Yardbirds (Ep) - 1965
Evil Hearted You – 1965
Shapes Of Things – 1966
Over Under Sideways Down – 1966
Happenings Ten Years Time Ago – 1966
Over Under Sideways Down (Ep) - 1967
Little Games – 1967



Live:
1964 - Five Live Yardbirds 
1966 - Sonny Boy Williamson And The Yardbirds

Nessun commento:

Posta un commento